“Priscilla”: quando il sogno d’amore americano si trasforma in prigione

Sofia Coppola racconta il rapporto tra Priscilla ed Elvis Presley, dagli inizi al divorzio

Un film di Sofia Coppola. Con Jacob Elordi, Cailee Spaeny, R Austin Ball, Emily Mitchell, Ari Cohen. Biopic, 113′. USA, Italia 2023

Quando Priscilla Beaulieu conosce Elvis Presley, in una base militare tedesca, ha quattordici anni e non è mai uscita con nessuno. Lui invece è la star del rock’n’roll, con il mondo e le donne ai suoi piedi, ma ha da poco perso la madre, ha nostalgia degli Stati Uniti e si domanda se quel mondo si ricorderà ancora di lui, una volta finito il servizio militare. Il re confessa la sua vulnerabilità alla bambina con i tacchi, le appoggia la testa sulla spalla, la richiama, la invita a Graceland, la sposa. Priscilla diventa la principessa di una fiaba, solo che in questa storia, la sua storia, non ha voce in capitolo.

 

Una ragazzina di 14 anni incontra il re del rock nell’Europa del secondo dopo guerra, lo affascina con la sua ingenuità. Lui la corteggia, la invita a Graceland, la sposa. L’inizio del perfetto mito americano. Ma l’altro lato della medaglia – quello tenuto in ombra fino a oggi – parla di perdita della libertà, di rapporti sbilanciati, di una donna prigioniera del suo ruolo e del suo tempo… ed è questa storia, che Sofia Coppola porta sul grande schermo. La versione di Priscilla. 

Sceneggiato dalla stessa regista e basato sul libro di memorie di Priscilla Presley del 1985, scritto con Sandra Harmon, “Priscilla” segue, con tutta la tenera attenzione fornita dell’esperienza femminile, la traiettoria della vita di Priscilla con Elvis, dal primo incontro fino alla separazione.

Conosciamo la protagonista nell’autunno del 1959, quando vive con i genitori in una base dell’aeronautica militare nella Germania occidentale e non è mai uscita con un ragazzo. Figlia di un alto ufficiale di stanza in Europa, Priscilla ha 14 anni quando viene presentata a un Elvis 24enne, già all’apice della fama. Il corteggiamento e il successivo matrimonio hanno i colori delle favole, ma non è tutto oro quel che luccica… 

Mantenendosi sempre ancorata al punto di vista della sua protagonista, con una soggettiva costante che ne amplifica sentimenti e prospettive, la Coppola trova in Priscilla un soggetto ideale per mettere nuovamente in scena i temi cari al suo cinema. Le sue immagini parlano tutte, in un modo o nell’altro, di prigionia e isolamento. Priscilla vive in una gabbia dorata; la ricchezza e il lusso che sperimenta non compensano la sua completa perdita di libertà.

La differenza di potere nella coppia è evidente fin dall’inizio, eppure, partendo da questo squilibrio, la regista intesse magistralmente uno studio non tanto sull’innocenza ma sull’inesperienza. Priscilla è brillante, risoluta, ma del tutto impreparata ad affrontare le vie del mondo – e per molti versi è proprio questo, di lei, ad attrarre Elvis.

I paragoni con “Maria Antonietta” del 2006 sono inevitabili. Entrambi i film parlano di ragazze giovani che cercano, con scarsi risultati, di compiacere i loro uomini, e avvicinano le figure storiche al presente, attraversando secoli e decenni.

“Priscilla”, però, è più vago rispetto alle precedenti storie di formazione della regista, più cupo e più classico nella struttura. A distinguerlo, nonostante le imperfezioni, è la sua capacità di ritrarre con sensibilità e onestà una ragazza che, nel percorso per diventare donna, realizza di non voler più essere prigioniera. E quella della Coppola di trovare la sua strada cinematografica, nonostante tutto. 

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Federica Rizzo
Campana doc, si laurea in scienze delle comunicazioni all'Università degli studi di Salerno. Internauta curiosa e disperata, appassionata di cinema e serie tv, pallavolista in pensione, si augura sempre di fare con passione ciò che ama e di amare fortemente ciò che fa.

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