Cartoline da Cannes 2024: il giorno più lungo del Festival, e dell’inviato

Tra valige da chiudere e aerei da prendere, il Festival giunge ai titoli di coda e si tirano le somme

Ci siamo! È iniziato il giorno più lungo del Festival di Cannes! Come dite? Per registi, attori e addetti ai lavori, che calcheranno l’ultimo red carpet e aspetteranno la consegna dei premi? Certo, ci mancherebbe. Ma il sabato è il giorno più lungo soprattutto per il prode inviato, ovvero me medesimo!

Rientrato ieri in stanza all’una di notte, dopo aver visto l’ultimo film della lista. Oggi la sveglia è suonata alle 7.00 e mi si prospetta l’impresa più titanica di tutte: rifare la valigia! Con gli occhi pesti devo raccogliere gli indumenti sporchi, capire se ho ancora qualcosa di pulito da indossare, e non lasciarmi dietro sgraditi souvenir per l’host.

Dopo aver chiuso il bagaglio, sfidando le leggi della fisica, una spazzata veloce, la raccolta differenziata e poi via, di corsa alla stazione di Cannes per prendere il bus diretto all’aeroporto di Nizza. Sudato e stravolto, allo sportello della compagnia low cost, dovrò sperare che l’addetto chiuda entrambi gli occhi sui chili in eccesso rispetto ai 20 regolamentari. 

Inutile tediarvi sulle mie condizioni psico-fisiche al ritorno: anche queste, ormai, fanno parte dello show. Meglio tentare qualche previsione. I verdetti di Cannes 2024 potrebbero stupirci, ma una cosa è certa: comunque vada, è stato l’anno delle donne, dietro e davanti la macchina da presa.

Donne “costrette” ad apparire sempre belle e sorridenti, per non essere escluse dal giro che conta ed emergere. Donne che lottano per ribadire la propria indipendenza. Ragazze costrette a crescere velocemente, perché prive di una guida genitoriale. Nell’epoca dei social, ci si riscopre sempre più soli.

Aspettando di scoprire come si sarà espressa la giuria presieduta da Greta Gerwig, per me è il momento di partire. Adieu, Cannes. Mi raccomando, più “The Substance” e molto meno “Grand Tour” nella selezione dell’anno prossimo.

Previous article“The seed of the sacred fig”: l’Iran più oscuro in un film di estremo coraggio
Next articleFestival di Cannes: Palma d’oro, a sorpresa, ad “Anora” di Sean Baker
Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here